A volte la vita mi spaventa. Mi spaventa la verosimiglianza con la realtà, degli altri. Gli attori si impersonificano nel personaggi che devono interpretare per renderli più veri, la mia vita si ritrova a recitare la vita degli attori, scrittori, musicisti, che scrivono, che lottano, che amano e odiano. Una vita tutta mia che ha il gusto delle vite degli altri. Premonizioni, destini comuni, punti di raccordo. Capitoli già scritti, come per tutti, come per uno solo.
31 marzo 2008
Non so se sarà stasera, ma prima o poi sarà...
A volte la vita mi spaventa. Mi spaventa la verosimiglianza con la realtà, degli altri. Gli attori si impersonificano nel personaggi che devono interpretare per renderli più veri, la mia vita si ritrova a recitare la vita degli attori, scrittori, musicisti, che scrivono, che lottano, che amano e odiano. Una vita tutta mia che ha il gusto delle vite degli altri. Premonizioni, destini comuni, punti di raccordo. Capitoli già scritti, come per tutti, come per uno solo.
29 marzo 2008
Ho voglia di amare, d'amore, d'amaro.
C'è qualcosa nell'aria. Non so se sia la primavera o solo la voglia di digerire. Digerire l'amaro della vita, l'amaro che ti rimane in bocca. E' il sapore dell'amore quello, l'amore non corrisposto. Il sale sulla ferita, il sangue coagulato sulle dita.
28 marzo 2008
Non so se ne vale la pena
25 marzo 2008
Fottuto mondo
23 marzo 2008
Con gli occhi chiusi sogno quello che nella mia inutile vita non farò mai
Vado a puttane, ho deciso.
Mi eri ripromesso che nella mia vita, mai e poi mai, avrei usufruito dell’amore a pagamento. L’amore, come tutte le cose, va guadagnato.
Ma stasera, qui in questo troppo silenzioso appartamento, il mio uccello è troppo duro perché una semplice sega basti a saziarlo. Non c’è fantasia, film porno o ricordo che lo assuefarebbe.
Non c’è la tv, non c’è la radio. Non c’è neanche un cazzo di fottutissimo rumore che rompa la tensione.
Perché c’è tensione, vero ? Non sono l’unico a sentirla ? O c’è così tanto cazzo di rumore che non riesco neanche ad accorgermene ?
No, vaffanculo, c’è solo troppo silenzio qui, mi sembra di morire. Mi sembra di essere faccia a faccia con me stesso e, non so, quali dei “miei stesso” sta prendendo il sopravvento. Forse sono pazzo, forse sto morendo. Se muoio è un casino. C’era del sangue nella mia merda oggi. L’ho notato quando, per la terza volta, sono dovuto correre in bagno. Sempre nell’ennesimo, dannatissimo, centro commerciale. Diarrea. C’era del sangue nella mia diarrea e non so se è il mio corpo che si sta lentamente liquefando o sia solo frutto della digestione dei fottutissimi panini rancidi di McDonald. Forse non era sangue quello nella mia merda.
Sono un cazzo di malattia ambulante. Ho l’asma, non riesco a respirare, mi si stringono i polmoni o, che cazzo ne so i bronchi. E allora devo spruzzarmi in bocca quella fottuta bomboletta blu che devo tenermi sempre a portata di mano. Se no soffoco. Ho l’asma, me lo porto dietro da quando ero bambino, allergia.
Fumo, fumo tante, troppe sigarette per uno che soffre d’asma. L’asma toglie il respiro, la sigaretta pure. Ad ogni sigaretta che fumo è una boccata di ossigeno in meno che entra nel mio corpo e questo, non va bene. Mi strafaccio di quel cazzo di gas che sta in quella bomboletta. Le prescrizione mediche consigliano un utilizzo di 2/3 spruzzate al giorno, io cazzo ne faccio quasi fuori uno alla settimana. Mi fa saltare il cuore quel cazzo di gas, sapete ? C’è scritto anche sul foglietto. Bum bum bum … bum cazzo, ne manca uno, per qualche secondo il cuore si ferma, salta un battito o la fa dopo.
Butto fuori l’aria, fino in fondo, fino a quel cazzo di molecola di anidride carbonica che ho nei polmoni e ccccfffffffff…trattengo il respiro per qualche secondo e torno a respirare. Aria.
Non dormo di notte, ansia. Ansia di giorno, ansia di notte, ansia sempre ansia. Così prendo delle fottuttissime pasticche che dovrebbero tenerle a bada. A giorni posso farne a meno, mentre a giorni, merda, è impossibile. Tolgono il respiro anche quelle, “carenza respiratoria e stipsi”. Ti nega la possibilità di respirare e di cagare. Ottimo.
Quindi immaginatevi voi, nel mezzo della notte, questo disgraziato scrittore a dover combattere contro l’asfisia dovuta alle troppe sigarette, alle pastiglie per l’ansia, all’asma. Si alza annaspando, con il respiro che fischia, corto, troppo corto. A volte, le notti sono troppo lunghe.
Ho la pelle del viso butterata. A dire il vero oggi molto meno che anni fa. È il fegato, il fegato che manda non riesce a digerire tutti quei medicinali, tutta quelle schifezze e tutto quell’alcol che butto giù.
Stasera poi non va. Mi sento caldo, mi sento dolere ogni singolo muscolo del mio corpo. Il collo, la spalla. Ho dormito male stanotte in quel cazzo di letto che non è il mio. Mi sono buttato giù una pastiglia, c’ho bevuto sopra una boccata di birra e mi sono acceso l’ennesima, dannatissima sigaretta della giornata. Stanotte ci sarà da divertirsi.
Per tanto che smetta di esserne consapevole, sono sempre dipendente da qualcosa.
Non c’è la tv qui, cazzo. Non si sente niente.
Vado a puttane stasera. Ho deciso.
Esco, apro il cancello, mi immetto sulla statale e faccio un giro. Guardo la merce. Faccio un paio d’avanti e indietro, tanto lo so dove si fermano. Poi, trovata la passera migliore (se devo andare a puttane almeno che faccia un giro su di una bella puledra di razza), accosto, tiro giù il finestrino e le dico:
- Ciao bellezza, quanto vuoi ?
- Ciao bello, cinquanta euro se vuoi scoparmi…
- Ok, salta su.
Cazzo, è veramente bella, giovane, soda. Deve avere poco più di vent’anni. L’accento tradisce la sua nazionalità, dovesse russa, rumena o polacca, cazzo ne so. Ma è bellissima. È giovane, con i capelli biondi, snella, affusolata, due tette fantastiche. Le gambe racchiuse in quelle calze a rete, quasi eccessivamente volgari per un viso angelico come il suo. Vorrei non pagarla, o pagarla di più o salvarle la vita. Darle tutto quello che ho, cioè niente, per farle vivere una vita migliore. È il pensiero che conta. Fanciulla beata, piccola, dolce, che ti ritrovi dentro di il pisello di qualche cinquantenne troppo grasso, sfatto e inetto. Non ti meriti una vita così.
Sento il suo profumo, eccessivo, acido, dolce. Mi da la nausea. Mi accendo una sigaretta e la radio, c’è troppa tensione nell’aria. Cerco di guardala con la coda dell’occhio: ha lo sguardo fisso in avanti, le spalle un po’ alzate per il freddo e le mani sulle ginocchia. Sta sulla difensiva. Ma è comprensibile, farei così anch’io se facessi il suo sporco lavoro.
Ha delle belle mani. Grandi, dita lunghe, unghie lunghe, curate, smaltate di rosso. Ci speravo. Non so per quale cazzo di motivo le unghie laccate mi eccitano. Mi eccitano così tanto da scaricarmi solamente film porno dove le protagoniste hanno lo smalto. Così dev’essere per una sega coi fiocchi.
- Bello smalto… - le dico, senza togliere lo sguardo dalla strada.
- Grazie, l’ho messo prima di uscire…gira per di qua, a destra, lì non ci vede nessuno.
Mi piacerebbe chiederle il nome, presentarmi, renderle partecipe della mia felicità e del mio eccitamento per via dell smalto e tutto il resto, ma non mi sembra il caso. Nessuna puttana ha voglia di sentire parlare. Vogliono solo i soldi e che tutto si svolga nel minor tempo possibile.
Ho paura, tremo, mi accorgo che forse ho fatto una cazzata. La più grossa cazzata della mia vita. Dovevo farmi una sega prima di uscire, lo sapevo. Lo sapevo che avrei avuto i sensi di colpa per tutto il resto della mia vita.
- Ferma qui – sussurra lei, come se non volesse farsi sentire da nessuno.
Lo spiazzo è vuoto, a pochi metri da una zona industriale, il cielo illuminato dalla luna piena. Lei si guarda in giro un paio di volte, come per assicurarsi di non esser stata seguita. Si leva il pesate maglione nero, mostrandomi nella sua più divina bellezza, il suo seno.
- Posso toccare…?
- Prima i soldi, poi tutto quello che vuoi bello.
Non sono bello, sono malato e nella mia merda oggi ho trovato del sangue. Ma le do i 50 euro e le tocco le tette. Belle, sode, morbide. Non so come si fa, mi sembra di aver dimenticato tutto. Tutto quello che sapevo su come toccare un paio di te. Così maneggio, maldestramente, giro e rigiro le mani.
È lei a dare il via ufficiale allo spettacolo, le sue mani sulla mia patta già gonfia. C’è lo smalto e più che erezione, il mio pisello è già sull’orlo dell’esplosione.
- Senti, cioè, non è che puoi farmi solo un pompino, penso che mi basti – la mia voce è terribilmente tremante. Così magari, con solo un pompino, la cazzata è marginale. Come se mia moglie invece di farsi sbattere dall’amate se la fa solo leccare. No, è una cazzata, è una fottuta cazzata anche il pompino.
- Ok, ok, ok…
Sa dove mettere le mani, tanto che la mia patta è aperta senza neanche che io me ne accorgessi. Mi svila i pantaloni, piano, fino alle ginocchia. Si avvicina piano ai miei boxer, sento il suo fiato attraverso il tessuto. Mi morde il cazzo, un morso lieve ma incredibilmente eccitante. Sfila anche i boxer, il mio pisello è dure, eretto come mai l’avevo visto prima. Durò poco la visione perché sparì completamente dentro alla bocca di lei. Su e giù, su e giù, poi delicatamente, con la lingua. Non so se stavo godendo, ma qualcosa di piacevole stava indubbiamente accadendo.
- Scusa, perdonami, posso guardarti mentre me lo prendi in bocca…
- Ok, sposta gamba però, mettila qui…
Si scostò i capelli da un lato e mi guardava negli occhi. Il mio cazzo era dentro la sua bocca, tutto, completamente, le sue mani lo accompagnavano. Lo smalto rosso. Non so quanto durò, ma so solo che fu breve e intenso e da perderci la vita. Le venni in bocca, senza dirle niente.
Con il cuore a un milione di battiti al secondo, il respiro affannato e il pisello sporco di rosse. Lei aprì lo sportello e sputò il mio sperma.
- Piaciuto ? – disse lei con l’intonazione di chi sapeva già da troppo tempo la risposta.
- Sì, cazzo…cazzo…
- Ti prego riportami sulla statale, devo tornare lavorare.
Un tremito freddo mi risale la schiena, freddo, gelido. Da febbre. Apro gli occhi, li richiudo per poi riaprirli ancora più forte. Come se non bastasse.
Con gli occhi chiusi sogno quello che nella mia inutile vita non farò mai.
19 marzo 2008
Kristin Davis - Very Sex & The City
Andrò all'Inferno
18 marzo 2008
Lei pianse
La ruvidità della mia pelle
Ieri sera il mio ego è stato soddisfatto. Il mio cuore pure. Ma non basta, non basta mai. Perchè vorrei la sicurezza. Sicurezza di qualcosa che al novantapercento non avrò mai.
Nella mia indecisa soddisfazione, nella paura che tutto, di nuovo, risalga, come il vomito dopo una bevuta troppo copiosa di vino, mi sparo uno xanax.
Oggi l'analista mi aspetta.
Adesso caffè, sigaretta e il pensiero alla biondina alla quale passo davanti tutte le mattine.
Sarah, anche se sei qui dentro, ti vedo.