7 maggio 2008


David Aames si accorse che stava vivendo qualcosa di strano, magari un incubo, quando qualcosa nella sua vita non gli stava tornando.
Era un sogno lucido.

Ho rivisto Vanilla Sky e, tutto le volte che lo vedo, mi accordo di quanto ho paura di vivere un sogno.
Il sogno è una droga. Ti invoglia, ti stordisce, ti accontenta. La realtà, la maggior parte delle volte, fa male. Ma, se non altro è sincera. Non ti tradisce mai. Come la verità.
Prendo una pausa. Mi fermo. Fino a lunedì avrò modo di crogiolarmi nelle stanze del mio maniero, tra i miei sogni, le mie migliaia di pensieri, i miei fantasmi, le speranze e le mie fantasie.
Mi addormento tra un orgasmo, tra le mie mancate perversioni, con una mano che si infila tra l'elastico dei mie boxer.
Adolescente. Vorrei rimanere adolescente tutta la vita.
Il mio sussorro si è fatto parola, finalmente. Ma lo Studio è slittato in avanti e quindi i sogni di gloria hanno subito un ritardo.
E' la mia felicità.
Voglio una canzone per la mia felità.

It's gettin better all the time

Voglio delle parole per il mio inferno.

Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangea; sì che di pietade
io venni men così com'io morisse.
E caddi come corpo morto cade.


Sogno. Mi sogno. Dentro ad un pentacolo. Qualcosa tra il femmino e il satanico. Tra i miei fantasmi, i miei demoni e le mie pillole. Qualcosa di fantasticamente sessule ed erotico e sporco e carnale.
Lussuria, accidia e gola.
Mi manca il respito, arranco nel sonno, cado nel vuoto. E' tutta un questione irrisolta di sperma.
Adesso mi perdo. Fuori, con il sole sugli occhi.
Mancano 5 minuti a mezzanotte e poi tutto finirà.

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